Il rombo dei motori si sente già da qualche giorno. Fino a domenica 28 novembre, dopo un anno di stop, a Rho Fiera Milano è visitabile l’evento più importante del ciclo e motociclo, ricco di novità ma anche di assenze illustri, come Bmw, Ducati, Ktm e Husqvarna.
Un segnale che ci riporta direttamente alle mutazioni economiche e strutturali infuse al tessuto societario dalla pandemia.
Quando le città hanno iniziato a destarsi dal lockdown, non erano più le stesse. Ristoranti e bar riversati all’esterno, sui marciapiedi, persino nelle sezioni carrabili o sulle aree sosta; parchi presidiati per eventi di ogni tipo, molto più di prima; giovani e meno giovani pronti a sfrecciare qua e là in ogni via su monopattini elettrici o bici con pedalata assistita.
Anche lo spirito d’osservazione è cambiato, si è fatto più critico verso le inefficienze pre-Covid. È saltata all’occhio, ad esempio, l’opprimente occupazione dello spazio pubblico delle auto parcheggiate. Tante, troppe, a discapito di una redistribuzione delle aree ormai divenuta più responsabile nei riguardi di pedoni, ciclisti, donne e bambini.
Solo alcuni anni fa, l’unico parametro per valutare l’efficienza di una città era il trasporto pubblico.
Bastava un numero considerevole di tram, bus e metro in abbinamento al mezzo di proprietà, per parlare di efficienza urbana. Pensiamo a quanto eravamo distanti da parametri quali la sostenibilità o la user experience del cittadino…
Oggi, i concetti di mobility on demand e mobility as a service hanno spostato l’idea di mobilità dal mezzo di trasporto al beneficio per l’utente. Così, si può scegliere temporaneamente un’auto grazie al car sharing e condividerla col pooling, passare dalla bici al monopattino, dal motorino all’auto - secondo il concetto di intermodalità - senza possedere mezzi propri.
Trend che si affermano come soluzioni in forte ascesa nel vivere odierno.
Un recente sondaggio Ipsos-Legambiente dimostra come politiche di limitazione della circolazione delle auto, riduzione delle aree parking, incremento dei servizi pubblici e diffusione dello sharing siano azioni apprezzate.
Il 60% degli italiani (che diventa il 75% in città) sceglierebbe un’offerta integrata, ossia un abbonamento unico composto da trasporto pubblico, treno e servizi di sharing. Piace altresì l’idea di “Città dei 15 minuti”, incentrata sui servizi di prossimità, anche se vissuta come non del tutto realistica nel contesto odierno. Sul tema, Stefano Ciafani di Legambiente è stato chiaro: per assicurare ai quartieri tutti i servizi utili al cittadino, occorrono importanti finanziamenti nazionali e notevoli sforzi da parte dei singoli Comuni.
In sintesi, il futuro tenderà sicuramente a premiare le modalità di mobilità smart, libere da stalli fisici, in un quadro di proprietà più condivisa che privata. Con forse meno motori, ma maggiori chance di mobilità per tutti. Grazie alle innovazioni tecnologiche.