L’abbiamo visto sempre più di frequente circolare sul web, protagonista in articoli a tema UX e branding, senza magari riuscire, nel mare magnum del gergo specialistico, ad afferrarne utilità e potenziale. Eppure la ragione per cui il concetto di Gamification sia diventato così popolare risiede nelle sue strette connessioni con quello che si definisce “design comportamentale”: la costruzione di esperienze ad alto tasso di coinvolgimento che guidano e influenzano le decisioni degli utenti.
Le motivazioni dell’agire umano e i meccanismi di gaming
Secondo Yu-kai Chou, esperto mondiale di gamification e pioniere del design comportamentale “la Gamificazione è l’arte di trasferire tutti gli elementi di coinvolgimento e di intrattenimento tipici del gioco nel contesto di situazioni reali e produttive”.
Da sempre il gioco esercita sugli esseri umani un potere attrattivo molto forte.
Il motivo principale risiede nel fatto che i meccanismi ludici fanno leva su alcuni Core Drivers, cioè motivazioni innate all’agire, che ci spingono appunto a comportarci in determinati modi.
La Gamificazione è l’arte di trasferire tutti gli elementi di coinvolgimento e di intrattenimento tipici del gioco nel contesto di situazioni reali e produttive.
Ogni tecnica di gioco che si rispetti è costruita in modo tale da spingerci a compiere un’azione, secondo uno o più di questi innati driver di motivazione. Nello specifico, alcuni di questi sono legati a desideri positivi di miglioramento e crescita individuale; altri invece si connettono ad aspetti ossessivi della nostra psicologia e su questi fanno leva, ad esempio, le tecniche di gioco studiate e implementate per creare dipendenza dal gioco stesso.
Ciò che vale la pena notare qui è che le tecniche e la logica sottesa ai giochi possono potenzialmente trovare applicazione a qualsiasi attività umana.
Concepito e sviluppato da Yu-kai Chou, l’Octalyis Framework raggruppa gli otto più importanti drivers motivazionali, che ci spingono e guidano in ogni genere di attività: dal gioco alla navigazione sul web, dal trading sui mercati azionari all’interazione sui più comuni social network.
Diversi driver motivazionali, ad esempio, possono essere scovati dietro una campagna di marketing o una strategia di comunicazione. Con l’iniziativa di “prankvertising” All eyes on S4, Samsung ha sfidato i passanti nella stazione centrale di Zurigo ad aggiudicarsi il nuovo modello di smartphone, in uno spassoso contesto in cui i giocatori si trovavano pungolati al gioco sotto la spinta di tre driver: Empowerment e Riuscita Personale(Driver 3), rappresentato dalla sfida e dal feedback istantaneo, Influenza sociale & Relazione (Driver 5) rappresentato dal pubblico dei curiosi e Impredicibilità & Curiosità (Driver7), dato dalle continue distrazioni inscenate dagli attori ai danni dei contendenti.
Molte tecniche di gioco possono, magari a nostra insaputa, trovarsi anche nell’architettura di interfacce con cui interagiamo ogni giorno. Le logiche e i principi costruttivi di Facebook si basano su espedienti che aiutano a “incollare”- spesso alla lettera- gli utenti al social, accrescendo il loro attaccamento emotivo, e di conseguenza incoraggiando la loro continua interazione con il mezzo.
Le opportunità per il marketing
Con un tale potenziale di motivazione all’agire, è facile immaginare come la Gamification possa svolgere un ruolo fondamentale, all’interno di strategie creative e comunicative a supporto del marketing, nel rafforzare brand loyalty e motivarli a mettere in atto determinati comportamenti: come visitare un sito, comprare un prodotto o, addirittura, contribuire a promuoverlo.
“Good design is good business”, il design quando è buono fa bene al business, diceva il più famoso chairman di IBM, Thomas J. Watson. “Good games are good business”, potremmo dire oggi.