luglio 2021

Giovani in campo: le nuove radici del settore agricolo

Il futuro giovane dell'agroalimentare, tra tradizione e innovazione.

È ufficiale: i giovani imprenditori sono il futuro del settore agroalimentare. Tra riscoperta dei valori, metodi innovativi e approccio “young”, rivoluzionano il mestiere della terra.

Dal 31 agosto al 3 settembre 2021 avrà luogo, nella città di Parma, la fiera Cibus, evento dedicato al Made in Italy diventato di riferimento del settore agroalimentare del nostro paese.

 

L’edizione 2021 assume un ruolo rilevante alla luce di un dato emerso dall’analisi dei dati Istat da parte della Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza dell’agricoltura italiana: nel 2020, per la prima volta nella storia recente, l’export di cibo del nostro paese ha superato l’import, mettendo in luce il potenziale del nostro settore agroalimentare come vera e propria risorsa strategica per la ripresa post-pandemia.

 

A guidare questa crescita sembra che saranno proprio i più giovani. La Coldiretti annuncia infatti un record di giovani imprenditori italiani in agricoltura, registrando nel 2020 ben 55mila imprese agricole e allevamenti guidati da under 35, con un balzo del 14% rispetto al 2015. Questi numeri fanno dell’Italia il paese europeo leader per le imprese condotte dai giovani, un cambiamento epocale secondo Coldiretti: “Il mestiere della terra non è più considerato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è invece la nuova strada del futuro per le giovani generazioni istruite”.

 

Il comun denominatore è un approccio innovativo all’impresa agricola, attento ad una sostenibilità etica e ambientale. Le diffidenze e la competizione sono messe da parte in favore di una rete di piccole realtà cooperanti che agiscano verso uno scopo comune: la rinascita di modelli produttivi rinnovati, basati su comunità e territorio. Questi valori si traducono in sistemi di rigenerazione del suolo e cura del paesaggio, così come nel recupero del rapporto con i consumatori tramite programmi di agricoltura sociale a sostegno dell’integrazione e dell’educazione.

 

Un sistema etico, ma anche redditizio, perché questa nuova generazione di agricoltori conosce il potenziale del settore nel dare da vivere a chi ha le idee chiare. Ecco allora che con un’accurata pianificazione di costi e risorse, elasticità mentale e capacità comunicative, i giovani contadini italiani lasciano le città per trovare fortuna nelle campagne.

 

Agricola Foradori, fondata nel 1901.

 

È il caso di Myrtha Zierock, “figlia d’arte” che durante i suoi studi all’estero ha scoperto l’agricoltura biointensiva, metodo già presente nella Francia ottocentesca che si fonda sull’idea che “piccolo è meglio”, ovvero che concentrando le risorse e le energie su un appezzamento di dimensioni ridotte, i frutti del proprio lavoro possono rivelarsi stupefacenti. Con questo vecchio-nuovo modello Myrtha porta avanti Foradori, l’azienda di famiglia in Trentino, curando appena 1.000 metri quadrati che tuttavia, con qualche accortezza strategica, le permettono di rifornire i ristoratori locali per tutto l’anno. Il biointensivo rappresenta quindi uno strumento prezioso per i giovani agricoltori, permettendo loro di trarre il massimo dalle poche risorse tipiche di chi compie i primi passi.

 

Cantina Monte Maletto, fondata nel 2014.

 

Un altro esempio di successo, che ha di recente catturato l’attenzione del mondo del food, è quello di Gian Marco Viano. A soli 34 anni è alla guida della cantina Monte Maletto nel territorio della DOC Carema, tra Piemonte e Valle D’Aosta, ed è riuscito a dimostrare il potenziale di un territorio spesso dimenticato, a causa delle complicazioni causate dalle forti pendenze, nell’offrire un prodotto di qualità. È lui l’unico italiano presente nella lista 50 Next, un elenco dei giovani più promettenti che stanno rivoluzionando il mondo dell’enogastronomia.

 

Questa ondata di giovani imprenditori agricoli, oltre ad aver dimostrato di sapersi muovere con agilità nell’ambiente, può contare su alcuni sostegni vantaggiosi. In primis c’è quello legislativo, nella forma dell’estensione a tutto il territorio italiano della misura ISMEA “Più Impresa”, che prevede agevolazioni ai giovani imprenditori con mutui a tasso zero e contributi a fondo perduto. Secondo Maria Chiara Zaganelli, Direttore Generale dell'ISMEA, questo sostegno è pensato per stimolare il ricambio generazionale del settore agricolo e favorire l’innovazione, accrescendo la competitività delle imprese condotte da giovani.

 

Le start-up che stanno rivoluzionando il mercato agricolo.

 

E dove si parla di giovani non si può non parlare di tecnologia. Ecco infatti che si assiste a un numero crescente di start-up pensate per favorire le imprese agricole: da Agricolus, start-up perugina che offre una piattaforma cloud composta da applicazioni per l’agricoltura di precisione; passando da Elaisian, che mette a disposizione delle imprese delle soluzioni hi-tec per la prevenzione dei rischi, il monitoraggio e lo studio dei dati di produzione; fino ad arrivare all’ormai celebre Cortilia, un aggregatore di agricoltori suddivisi in mercati online che collega il concetto di filiera corta con le migliori tecnologie. Dal campo alla vendita, tecnologie innovative e sistemi digitalizzati diventano strumenti preziosi per affermarsi nel mercato.

 

Nella speranza di poter sentire l’effetto di questa ondata rivoluzionaria durante la prossima edizione di Cibus, concludiamo questo articolo esprimendo ammirazione per gli imprenditori italiani che, in questi tempi di grandi dibattiti sul rapporto tra i giovani e il mondo del lavoro, dimostrano il loro talento nell’infondere nuova linfa ad un settore tipicamente concepito come “tradizionale”, a riprova della capacità delle nuove generazioni di costruire un futuro pieno di meritati successi.