giugno 2023

Transizione verde: l’UE legifera a tutela dei diritti dei consumatori

I packaging di prodotti anche semplici come una bottiglia devono essere concretamente sostenibili, non solo dipinti come tali a parole.

Dalla proliferazione dei “green claims” ai provvedimenti del Consiglio Europeo

“Amico della natura”, “biodegradabile”, “eco-friendly” sono solo alcune delle affermazioni che rientrano nell’ambito dei “green claims” e vengono sfoggiate sulle etichette dei prodotti come una conquista, con il fine di convincere i consumatori, sempre più interessati in prima persona alle tematiche ambientali, che il bene o servizio che stanno acquistando abbia un impatto ambientale minimo.

Si tratta di espressioni immediate e facilmente comprensibili che sono in grado di orientare fortemente le scelte d’acquisto, ma quando e in quale misura corrispondono esattamente alla realtà che intendono evocare, e non ad una proliferazione del fenomeno del greenwashing come strumento pubblicitario?

Con l’intento di fornire una risposta il più possibile trasparente a questa domanda, il 22 marzo 2023 la Commissione Europea ha pubblicato una proposta di Direttiva che rientra tra le iniziative previste nella nuova agenda dei consumatori e nel piano d’azione per l’economia circolare. La proposta in questione, che dà seguito al Green Deal europeo, consiste nel richiedere la modifica della Direttiva 2005/29/CE sulle pratiche commerciali sleali e della Direttiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori, in merito alle quali il 3 maggio 2023 il Consiglio Europeo ha espresso la sua posizione pubblicando un mandato negoziale.

 

Il fenomeno del greenwashing non è meno pericoloso dell'inquinamento prodotto dalle fabbriche.

 

In particolare, per quanto concerne la tutela delle pratiche sleali, il Consiglio propone di vietare ai produttori di utilizzare come strumenti pubblicitari asserzioni ambientali generiche, come “ecocompatibile”, “ecosostenibile” o “verde”, a meno che non possano essere suffragate da un sistema di certificazione accessibile al pubblico, che in quel caso avrebbe un ruolo più attivo nella transizione verde.

La proposta prevede, inoltre, che vengano consentiti solo marchi di sostenibilità basati su sistemi di certificazione ufficiali, registrati come marchi di certificazione o stabiliti da autorità pubbliche.

Sarà indispensabile, in aggiunta, correlare tali misure con informazioni sui metodi usati per comparare la sostenibilità dei prodotti che vengono venduti.

Infine, è stata stilata una “lista nera” contenente le pratiche commerciali vietate in ogni circostanza, come la mancata condivisione delle informazioni riguardanti la compatibilità di un bene con eventuali materiali di consumo o accessori prodotti da terzi.

Per tutelare i diritti dei consumatori, invece, è stata richiesta una garanzia commerciale di durabilità e riparabilità per i produttori attraverso la quale questi ultimi si impegnano affinché il bene mantenga determinate funzionalità o prestazioni durante un determinato periodo. Per informare chiaramente i consumatori nel mercato interno, poi, sarà necessaria la creazione di un unico logo che permetta un’immediata identificazione dei beni coperti da tali garanzie.

Inoltre, verrà introdotto un obbligo informativo specifico per i prodotti che includono elementi digitali, in quanto i consumatori devono essere a conoscenza del periodo di tempo in cui possono beneficiare degli aggiornamenti dei software contenuti nel prodotto acquistato.

Per quanto riguarda il periodo di recepimento delle modifiche nella legislazione, gli Stati membri avranno a disposizione dai 18 ai 24 mesi; tuttavia, al momento il futuro della proposta di direttiva sulla responsabilizzazione per la transizione verde dipende unicamente dal Parlamento Europeo, al quale spetta il dovere di adottare la sua posizione in merito.

 

Le idee innovative messe in pratica per difendere l'ambiente influiscono sul futuro del mondo intero.